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 Cook, Tonga, Figi


 

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06/06/2008

EREMITI E CONCHIGLIE GIGANTI...


Shaula3 e Stargazer ormeggiati ad Aitutaki

Stiamo parlando di Aitutaki, una delle isole Cook, e gli eremiti del titolo sono PAGURI EREMITI!

Aitutaki non è molto visitata dagli yacht che navigano tra le Isole della Società e le Tonga, perchè il canale di ingresso nella laguna è profondo solo un metro e mezzo, ed ancorarsi all'esterno è possibile ma molto esposto alle onde ed al rischio di rimetterci l'ancora che si incastra nel corallo!

La laguna che circonda l'isola passa per una delle più belle al mondo, e se forse questa affermazione è un po' esagerata, certamente è molto bella e relativamente poco sfruttata turisticamente: solo pochi alberghi inseriti in scenari da cartolina, e l'occasionale yacht.

(In retrospettiva, mi sembra di essere stato troppo riduttivo: Aitutaki rimane uno dei più belli, se non forse il più bello dei luoghi che abbiamo visitato!)

Purtroppo non è la stagione giusta per le tartarughe, che sono già ripartite verso occidente in cerca delle loro alghe preferite (ma ne abbiamo intraviste un paio che, detto per inciso, sott'acqua filano come razzi, altro che tartarughe!); in compenso quì per la prima volta abbiamo visto le conchiglie giganti (TRIDACNE): sono in tutto e per tutto identiche alle ostriche che abbiamo visto dappertutto sulle barriere coralline, solo che invece di essere una decina di centimetri di diametro, sono larghe quasi un metro!

 

 

 

 

 

 

 

 

Ho provato a fare "biri-biri" ad una, e si è chiusa di scatto: ci dicono che sono effettivamente pericolose, se uno resta intrappolato non lo mollano prima di qualche minuto, e se non hai le bombole, sono guai...

Le spiagge delle varie isolette sono caratterizzate da un altro fenomeno nuovo: le conchiglie si muovono! Non una o due, ma decine, centinaia di conchiglie che vanno a spasso: si tratta dei Paguri Bernardo, o Paguri Eremiti, delle specie di gamberi che si fanno la casa in una conchiglia vuota. Sono buffissimi e di diverse forme e colori, e quando si chiudono sigillano perfettamente l'entrata della loro "casa".

Su un'isoletta chiamata "honeymoon island" ci sono moltissimi uccelli "coda rossa", delle specie di gabbiani, che stanno covando le uova: molte si sono schiuse e ci sono i piccoli, dei batuffoli bianchi dall'aria particolarmente tonta (ricordano tanto i "boobies" delle Galapagos, anche se da adulti sono molto diversi).


Bisogna ripartire, le Tonga ci attendono, ma è veramente valsa la pena di fare questa breve sosta in un luogo poco frequentato!


08/06/2008

PARANOIA E CONVERGENZE.....

1) Paranoia: arrivando ad Aitutaki, per la prima volta siamo stati visitati anche dall'ufficiale sanitario, che ci ha sequestrato frutta e verdura fresche (per fortuna ce ne era rimasta ben poca!...).

Da queste parti, sembra essere abbastanza normale: il massimo probabilmente lo toccheremo in Australia, dove sequestrano anche carne, pasta, formaggi, fiori e piante, conchiglie, ricordini fatti di legno (che potrebbe essere tarlato...) ed un'altra mezza dozzina di cose. ...e non pensate di nasconderglieli, perquisiscono la barca!!!

Tutto questo, anche se sembra francamente esagerato, ha una motivazione: cercano di evitare di importare forme di vita nocive (piante ed insetti, sopratutto) che da loro non esistono. Ad Aitutaki per esempio, cercano di evitare di importare da Tahiti la mosca della frutta.

Paranoia, ma fino ad un certo punto; ne abbiamo avuto un esempio proprio a Tahiti, dove la vegetazione dell'interno dell'isola, varia e bellissima, stà venendo soppiantata da una brutta pianta dalle grandi foglie rosse, che qualche imbecille ha portato dalle foreste del Brasile ed è sfuggita di controllo: ora hanno dovuto importare un bruco brasileiro che si mangia questa pianta, ma sarà dura (e poi il bruco cosa mangera' una volta finite le foglie rosse?).

2) Convergenza: ZONA di convergenza, piu' esattamente.

Spiego: nell'emisfero nord, il vento nelle perturbazioni, per effetto della rotazione terrestre, gira in senso antiorario attorno al centro della depressione. Nell'emisfero sud, tutto il contrario.

Ed in mezzo? (vale a dire all'equatore?) Un casino! Un po' più su o un po' più giù, secondo come capita, si formano delle zone, chiamate appunto "zone di convergenza" in cui il tempo è perturbato e caotico.

Ora, miei piccoli amici, indovinate dove si trova la zona di convergenza adesso? Dai che ci arrivate, ecco esatto: SOPRA LA NOSTRA TESTA!!!

Risultato: pioggia, pioggia torrenziale, pioggia con tuoni e fulmini, il tutto con vento, senza vento, con tanto vento, secondo come gli gira!

Mancano ancora diversi giorni di questa solfa per arrivare alle Tonga, e sembra che sarà tutta così....


09/06/2008

META' STRADA!

Stanotte abbiamo completato 180° dal nostro punto di partenza, siamo a metà del nostro giro del mondo!!


13/06/2008

QUELLO CHE LE BROCHURE NON DICONO...

Venite ai tropici, dicono le brochure, sole, cielo azzurro, belle ragazze su spiagge dorate, mare azzurro e trasparente, dicono.

Poi scopri che le spiagge dorate sono rarissime ed il più delle volte ci hanno costruito un albergo, l'acqua è spesso sporca a causa delle onde, le ragazze pesano 100 chili e piove di continuo...

Va bene, sto esagerando un pochino, ovviamente ci sono posti molto belli, ma la sorpresa maggiore per me è stato il clima: sole caldissimo che ti brucia in pochi minuti, ma anche frequenti acquazzoni di breve durata ma violenti e spesso accompagnati da colpi di vento. Quando siamo in navigazione li vediamo arrivare sul radar e se possibile li schiviamo, ma non sempre è possibile ed a volte si formano o si dissolvono in pochi minuti: se un acquazzone si forma proprio sopra di te, non c'è niente da fare!

Oggi a Tonga è una giornata particolarmente bagnata: piove di continuo e se uno si azzarda ad andare in giro si becca sicuramente una lavata: speriamo non continui così anche nei prossimi giorni o rischiamo di non goderci quella che doveva essere una delle tappe più esotiche di questo viaggio!


22/06/2008

TONGA

Difficile fare un bilancio delle Tonga, o più esattamente del Vava'u Group, le isole settentrionali di questo vasto arcipelago.

Complessivamente, sono rimasto un po' deluso, anche se possono avere influito alcuni fattori esterni: tanto per cominciare, siamo arrivati stanchissimi e tesi, dopo una ultima nottata di navigazione con vento forte, mare grosso e pericoloso e pioggia battente, ed ha continuato a piovere e soffiare vento forte per diversi giorni, calmandosi solo un po' nella seconda metà della nostra sosta.


La rada di Neiafu, isola di Vava'u

Poi, abbiamo scoperto che dobbiamo arrivare alle isole Figi entro il 26 di Giugno, il chè comporta che dovremo partire almeno un giorno prima del previsto e di conseguenza anticipare di tre giorni le pratiche doganali di uscita (da queste parti nei week-end non lavora nessuno!!) perdendo alcuni giorni che pensavamo di dedicare a girare per le isole.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Come in tutte le isole, le danze tradizionali sono praticate quasi esclusivamente da ragazzini

Il colpo di grazia ce l'ha dato l'atteggiamento della gente: "friendly islands" amano farsi chiamare, ed indubbiamente sono amichevoli e sorridenti, ma praticamente tutte le attività commerciali sono state messe in piedi da stranieri ed il personale tongano è perennemente imbronciato e svogliato.

In ultimo, il paese dà l'impressione di essere mal gestito: è ancora un regno, ed il bel faccione del re in una improbabile divisa militare da operetta spicca su tutte le banconote, ma la burocrazia è pesante e le poche opere pubbliche sono state fatte coi soldi della Comunità Europea a quanto pare nel disinteresse - se non addirittura opposizione - del governo locale.

Le isole sono strane, diversissime da quanto visto finora: basse e piatte, con coste a picco e divise in tantissime isolette raccordate da banchi di corallo sommersi, formano un vero e proprio labirinto di passaggi ed insenature con un numero enorme di ancoraggi; la navigazione è complicata, perchè è difficile riconoscere le varie isolette ed il GPS è impreciso (le carte nautiche di questa zona risalgono al 1800!!). Per fortuna la società di charter Moorings ha stampato una sua guida delle isole, che descrive tutto con grande dettaglio, aggiungendo anche qualche nota di colore e qualche leggenda locale.


Gli yacht del Rally all'ancora davanti ad una delle poche spiagge

Complessivamente, un paese con del potenziale, ma triste.

Non ha certamente contribuito al nostro malumore il fatto che la barca abbia alcuni problemi: un misterioso problema elettrico affligge il motore, che a volte non parte, e lo scaldabagno perde acqua ed andrà sostituito appena possibile.

Ora siamo ripartiti, in direzione delle Figi, che ci accolgono con la richiesta di avvisarli per Fax del nostro arrivo e la minaccia di multe terribili se appena appena sgarriamo: alla faccia del turismo...


24/06/2008

CAMBIO DATA...

Stiamo per arrivare alle isole Figi, e nel far questo, attraverseremo il meridiano dei 180°, la linea di cambio-data.

La data però l'abbiamo già cambiata prima di arrivare alle Tonga, che hanno optato di adottare la stessa data delle Figi pur essendo in teoria 23 ore indietro (così facendo, sono solo 1 ora avanti).

Il passaggio notturno attraverso la barriera di isole ed atolli che sbarrano il lato est dell'arcipelago è stato piuttosto inquietante, con gli atolli che erano completamente invisibili anche al radar.


06/07/2008

BULA!! (ovvero: FIGI, parte 1)

Spiegazione: "BULA" pressapoco vuol dire "salve", ed è il saluto che i Figiani rivolgono entusiasticamente a tutti quelli che incontrano.
In contrasto con l'atteggiamento poco accogliente del loro governo, i Figiani sono cordiali ed amichevoli.


Shaula3 ormeggiata di fronte alla banchina dello Yacht Club di Savu Savu

Strano miscuglio di antico e moderno, anche se nei villaggi ci sono le automobili e le antenne della TV satellitare, tengono ancora moltissimo alla cerimonia del "sevu-sevu": ci si aspetta che i visitatori si presentino al capo-villaggio, convenientemente accompagnati da un anziano che svolge il ruolo di mediatore, e gli facciano dono di un cartoccio di radici di Yaqona (pronunciato "iangona") avvolte in carta di giornale (rigorosamente recente: si vede che dopo lo leggono!).


Il capo-villaggio ci accoglie con la cerimonia del "sevu-sevu"

 

 

 

 

 

 

 

 

Se il capo accetta il dono, fa preparare un intruglio che si chiama "kava" ottenuto triturando le radici della yaqona (triturando in bocca, per essere precisi!....) e che assomiglia in tutto e per tutto alla risciacquatura dei piatti, solo molto meno buona (!...), e poi si beve a turno da una grossa ciotola messa al centro dell'assemblea, usando una ciotolina rigorosamente comune. Un incaricato riempie la ciotola, la porge (a 2 mani, mi raccomando!) ad uno degli ospiti, che deve battere rumorosamente le mani una volta, afferrare la ciotola (rigorosamente con entrambe le mani!) e bere tutto d'un fiato e poi battere le mani tre volte, accompagnato da tutta la tribù che fa altrettanto. Finito il giro, se la ciotola non è vuota, si ricomincia, sperando che il capo non decida di far riempire il ciotolone una seconda o anche una terza volta...
Una volta conclusa la cerimonia, il visitatore è trattato come un membro del villaggio.

 

 

 

 

 

 

 

 

Stranamente, non si ha notizia di nessun visitatore che sia morto dopo aver bevuto la kava (a parte quelli che si sono cucinati loro, ma questo è stato molto tempo fa!).

A proposito, domenica scorsa in chiesa celebravano la "giornata del perdono", in cui chiedono per l'appunto perdono per essersi mangiati il primo missionario venuto da queste parti un paio di secoli fa!

Gente cordiale, a dispetto di queste strane abitudini, e molto diversi dai Polinesiani: anche se le usanze sono per molti versi simili, i lineamenti della gente sono molto più africani che asiatici.

Ci sono però in giro anche moltissimi indiani (circa metà della popolazione, ancora una volta spesso i più intraprendenti, il ché ha dato luogo a qualche tensione).

Bassi i prezzi, quasi tutti si sono fatti fare camicie o vestiti SU MISURA per pochi Euro, ed un buon pasto al ristorante può costare meno di 10 Euro: ci voleva, dopo i prezzi da rapina della Polinesia!

E le isole? Diverse, ancora una volta: 2 grandi, Viti Levu e Vanua Levu, e molte isole ed atolli più piccoli, che formano come una cintura attorno alle due isole principali. Barriere coralline dappertutto, e carte nautiche che risalgono ai tempi del Capitano Bligh (si, ancora lui! mentre sfuggiva all'inseguimento dei locali sulla sua scialuppa, dove l'avevano abbandonato i famosi ammutinati, il buon capitano non mancava di registrare le profondità e di prenderne nota!).

Peccato che.....rullo di tamburi....provate ad indovinare....ebbene si, PIOVE!!! PIOVE A DIROTTO!!!


 

 

I ragazzi dello yacht club si esibiscono in danze tradizionali per raggranellare i soldi necessari a comprare alcune nuove imbarcazioni.   Naturalmente i partecipanti del Rally si sono dimostrati generosi!

 

 

 

 

 

 

FIGI-Parte 2

Dopo una piacevole (anche se un po' bagnata...) sosta allo yacht club di Savu Savu, ci siamo diretti ad ovest, costeggiando l'isola di Viti Levu per poi entrare nella zona orlata dalla barriera corallina ad ovest dell'isola e raggiungere il piccolo porticciolo di Musket Cove, sull'isola di Malolo Lei Lei.   Fastidioso dover fare dogana anche se ci stiamo muovendo tra due porti dello stesso Paese (quì decisamente hanno una pessima opinione dei velisti di passaggio...), tenuto conto che la burocrazia da queste parti non è proprio velocissima!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La nostra sosta a Musket Cove dura pochi giorni, perchè abbiamo prenotato l'alaggio di Shaula per una pulita e l'applicazione di un paio di mani di antivegetativa nel vicino Vuda Point Marina, poco a sud della città di Lautoka; intanto che Shaula viene accudita da una allegra squadra di Figiani, noi passiamo alcune notti nel vicino albergo e ci godiamo un po' di turismo.   Noleggiata un'auto, ci spingiamo fino alla capitale Suva, dove visitiamo il piccolo ma interessante museo.
Singolari gli scenari lungo il percorso, che alternano panorami "africani" con scene che sembrano prese paro-paro dall'India (e del resto il Paese è pieno di lavoratori indiani).


Autocarri stracarichi di canna da zucchero sono uno spettacolo piuttosto comune nelle strade di Viti Levu


Dopo quasi un anno di navigazione, la carena di Shaula è ancora abbastanza pulita

Al momento di rimettere Shaula in acqua, una brutta sorpresa: uno dei tubi del circuito idraulico di sollevamento del timone non stà più attaccato al suo posto perchè si è corrosa una filettatura.    Commetto un errore, perchè avrei dovuto ricorrere alla ingegnosa fantasia dei tecnici del cantiere per costruire un ricambio, ed invece decido di riattaccare il tubo alla meno peggio, e naturalmente la riparazione non terrà e mi costringerà a bloccare il timone in posizione abbassata.


20/07/2008

ALISEI!

Siamo in navigazione dalle Figi a Port Vila, Vanuatu: inizialmente il vento era molto leggero, e nei primi due giorni abbiamo raramente spento il motore. Da ieri il vento si è stabilizzato da SE intorno ai 20, talvolta 25 nodi, e filiamo verso la nostra destinazione ad una velocità media di oltre 140 miglia in 24 ore, che solo raramente abbiamo raggiunto nelle precedenti traversate.

Per essere venti costanti, gli alisei si sono dimostrati ben capricciosi!

Abbiamo anche complicato noi il problema, non avendo una configurazione di vele allo stesso tempo semplice da manovrare ed efficace col vento quasi in poppa; il risultato è che in queste condizioni perdiamo circa un nodo di velocità rispetto alle barche simili a Shaula.
Al contrario, quando il vento gira al mascone riusciamo a tenere il passo di barche più grandi, ma purtroppo queste condizioni si verificano di rado ed inoltre se il vento è forte, dopo una giornata o due le onde cominciano ad essere piuttosto alte e prenderle di traverso significa rollare come dei dannati.

Godiamocela fin che dura, domani dovremmo arrivare a Port Vila!


31/07/2008

TANKYU, VANUATU!

No, non ho sbagliato a scrivere! Il fatto è che la lingua delle Vanuatu, che si chiama "Bislama", contiene moltissime parole inglesi scritte come si pronunciano!

In realtà, alle Vanuatu si parla sia Inglese che Francese, perchè le Isole sono state governate dal 1906 fino all'indipendenza nel 1980 da un "Condominio" (lo chiamano proprio così!) tra Francia ed Inghilterra.


Vicino Port Vila, isola di Efate

Non sapevamo cosa aspettarci da questa sosta, che si presentava più che altro come una tappa per spezzare la lunga traversata verso l'Australia, ed invece abbiamo trovato un paese interessante, dove la maggior parte della gente vive ancora secondo gli antichi costumi, anche se poi tutti quanti usano i telefoni cellulari (non esiste villaggio, per piccolo e miserabile sia, dove non ci sia l'onnipresente cartello rosso della Digicel con scritto "ricariche in vendita quì"!!).

Cinque immagini fuori del comune:

- le cascate vicino a port Vila, chiamate "Cascades Waterfalls", una successione di cascatelle immerse nella foresta che sembrano disegnate da tanto che sono perfette,

- le lunghe corse seduti sul cassone di uno scassato pick-up, percorrendo le strade non asfaltate che attraversano l'isola di Tanna, dall'aeroporto fino alle pendici del vulcano Yasur, costeggiando innumerevoli villaggi di capanne di paglia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


- la volata sulla distesa di sabbia nera alle falde del vulcano, sembra di essere sulle dune del deserto!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

- lo spettacolo notturno del vulcano Yasur, con le sue continue esplosioni di lapilli infuocati (un altro gruppo è stato mancato per pochi metri da una grossa pietra!).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



- le danze in un villaggio "Kastom" (cioè dove vivono secondo le tradizioni, "Customs" appunto), soli uomini pressochè nudi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Non abbiamo potuto vedere tutto, ogni isola ha le sue caratteristiche e certi eventi come il salto dalla torre sono stagionali (in questa stagione le liane sono troppo secche!!) e si svolgono su isole lontane.

L'industria del turismo è ancora rudimentale ed ingenua, ma la gente è molto intraprendente: pochi anni, ed anche queste isole saranno "modernizzate" e perderanno molto della loro spontaneità, purtroppo!


02/08/2008

POLLO SENZA POLLO...

Ripensando alla gita all'isola di Tanna, avremmo dovuto capire cosa ci aspettava già dall'agenzia di viaggio: volo con la Air Vanuatu, con biglietti intestati a persone diverse o inesistenti (io ero "Paul" e Baby era "Alan"...), prima ancora di partire ci dicono che il volo di ritorno segnato sui biglietti non esiste, e che ci manderanno un piccolo aereo apposta per noi...

Sveglia alle 4 per andare a prendere un aereo alle 6:30, poi capiremo perchè: il check-in è di una lentezza mortale, e naturalmente i nostri biglietti non risultano, creando ulteriore confusione! Oh, e naturalmente quando ci imbarchiamo piove!!

Arrivati all'aeroporto di Tanna dopo un volo senza storia, sorpresa numero due: le nostre auto non ci sono! Evidentemente l'agenzia subodorava qualcosa, perchè ha fatto venire con noi un loro ragazzo, che si dà subito da fare insieme con un ragazzo locale che si chiama "Chalan" e che poi scopriremo essere più o meno il proprietario del resort dove dormiremo la notte.

Finalmente, un'auto arriva: non un pulmino, bensì un pickup senza neanche delle panche nel cassone: ci si siede sullo spigolo del cassone, o sul pavimento assai poco pulito o, come fà Baby, sulla ruota di scorta! Partiamo, lasciando lì metà del gruppo ad aspettare la seconda auto, e ci avviamo lungo una strada sterrata che rapidamente si riempie di buche e diventa sempre più accidentata....

La nostra auto dà segni di scompensi, i freni non funzionano (!!...) e in salita trema tutto come se stesse per spezzarsi un semiasse, ed infatti quasi in cima ad una lunga salita l'auto si ferma: l'autista decide di tornare indietro diversi chilometri fino ad una specie di "centro commerciale", dove ci abbandonano coi nostri bagagli sotto un albero, promettendo di tornare con un'altra auto...
Passa un'ora, passa anche sparata la macchina col secondo gruppo, e finalmente arriva un'auto più vecchia ma perlomeno funzionante, e si riparte su per la strada che diventa sempre più accidentata.

Lungo la strada, costeggiamo villaggi di capanne e spesso incrociamo gruppetti di gente che cammina su distanze lunghissime (magari col telefono cellulare all'orecchio: paradossi della tecnologia...): tutti salutano a sorridono a trentadue denti, e noi ci sbracciamo a nostra volta.

Dopo un'ora e mezzo, all'improvviso ci troviamo a correre giù per una spianata di sabbia nera: siamo sotto al vulcano!
Finalmente, dopo più di due ore di viaggio, coi fondo-schiena doloranti per i sobbalzi, arriviamo al "resort": 3, dico 3 capanne di paglia con 2/3 posti letto ciascuna (dove secondo loro dobbiamo stare in 20....), 1 WC per tutto il campo, niente elettricità e NIENTE ACQUA!!
Chalan si ingegna a trovare posto per metà gruppo in un altro "resort" vicino, ed andiamo a mangiare: naturalmente, la sala da pranzo ha due piccoli tavoli e 10 sedie in tutto, e da mangiare c'è piatto unico, spaghetti al tonno...

Per la sera, ci promettono "spezzatino di carne", e con questa promessa ce ne andiamo a visitare il Villaggio "Kastom" dove gli uomini, usciti da un tunnel ricavato in un albero di Banyan e praticamente nudi, si esibiscono in alcune danze tradizionali molto primitive. Il capo stà un po' sulle sue e fà la faccia feroce, poi quando vede che compriamo i loro manufatti artigianali si rilassa un po' e ce ne andiamo con grandi saluti da ambo le parti.

Su al vulcano, prima che faccia buio: la salita non è lunga ma la sabbia scivola sotto i piedi e c'è un vento gelido, ma non appena scende l'oscurità lo spettacolo dall'orlo del cratere giustifica tutta la fatica fatta! Problematico il ritorno a valle, al buio perchè nessuno ha pensato di portarsi una torcia (noi usiamo i telefonini per illuminare il percorso...).

La famosa cena: una ciotola, neanche tanto grande, piena di verdure e qualche rarissimo pezzettino di carne, peraltro difficile da trovare, alla luce di candela....


Il "pollo senza pollo"

Il giorno dopo, decidiamo di andare a mangiare ad una specie di ristorante su una vicina spiaggia (vicina= 1 ora in auto!!), ma la musica non cambia: stavolta, invece della carne senza carne, abbiamo il pollo senza pollo (buono però!...) dopodichè ci attende una corsa verso l'aeroporto perchè siamo in ritardo bestia. Preoccupazione inutile, perchè il nostro aeroplanino arriva con un'ora di ritardo, e noi intanto ci siamo mangiati (e bevuti...) tutte le scorte del negozietto dell'aeroporto.
Cosa buffa, al check-in pesano i passeggeri, con in braccio il loro bagaglio!!?? Quando vediamo l'aeroplano, capiamo il perchè: è proprio piccolo!!



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Last Update: 21/09/2014

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